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I campioni di imprese
I campioni di imprese intervistati in Toscana, in Lombardia e a Parigi, pur non essendo statisticamente rappresentativi dei rispettivi universi di riferimento, sono stati costruiti in modo da rispettare la distribuzione settoriale delle imprese locali appartenenti ai comparti del sistema moda. In Toscana sono state svolte complessivamente 118 interviste; in Lombardia 67 e a Parigi 36. La disponibilità delle imprese toscane a fornire informazioni aziendali è stata, come era del resto prevedibile, maggiore di quella delle imprese lombarde e francesi. In Toscana la copertura del campione in termini di addetti è risultata ex post molto soddisfacente, e superiore a quella della Lombardia. Fonte: elaborazioni Ciriec su dati Ciriec e CERVED. Tabella 3. Copertura campione complessivo Lombardia
Per quanto riguarda le imprese toscane, l’analisi della competitività è stata condotta facendo particolare riferimento alle imprese minori, sia perché queste costituiscono la maggioranza del totale, sia perché era presumibile fossero proprio le imprese minori ad incontrare le maggiori difficoltà. Questa sezione sintetizza e semplifica radicalmente le sezioni B, C, D del questionario originario (ORML-Ciriec 1996a e 1996b). ![]() Fonte: elaborazioni Ciriec. Il campione è stato costruito tenendo presente la necessità di analizzare, compatibilmente con il numero di interviste previste nel piano di lavoro, imprese appartenenti a tutte le aree di localizzazione di maggiore rilevanza e alle diverse specializzazioni produttive che a queste corrispondono . In considerazione di ciò sono state contattate: a) nel caso dell’abbigliamento, imprese localizzate nell’area di Firenze, Prato, Arezzo ed Empoli. Tra le quattro aree menzionate esistono differenze significative. L’area pratese e quella di Empoli costituiscono due nuclei storici di insediamento delle imprese toscane appartenenti al sistema moda. A Prato, tuttavia, si localizzano soprattutto imprese di confezioni che producono pronto moda. Ad Empoli, viceversa, esiste una quota considerevole di imprese specializzate in produzioni classiche ed è quindi relativamente più frequente il caso di aziende che lavorano sul programmato. A Prato, inoltre, lo sviluppo del comparto dell’abbigliamento è un fenomeno relativamente recente che va interpretato come processo di diversificazione della produzione prevalente dell’area -quella tessile-. Ad Empoli, invece, lo sviluppo delle confezioni risale agli anni Trenta, periodo in cui nell’area esistevano alcune grandi imprese specializzate nella produzione di impermeabili che durante la guerra d’Etiopia riuscirono ad acquisire importanti commesse militari e ad espandere notevolmente, per questa via, la propria produzione. Similmente a Prato, anche Arezzo e Firenze sono, per quanto concerne l’abbigliamento, aree di sviluppo recente. Nel primo caso, lo sviluppo del comparto va imputato ai processi di ristrutturazione che hanno interessato la Lebole (attualmente del gruppo Marzotto). Dagli anni di maggior espansione ad oggi, la Lebole ha infatti perso circa 6.000 addetti, molti dei quali hanno avviato iniziative imprenditoriali autonome, sempre nell’ambito della produzione di abiti da uomo. Quello di Firenze, infine, è un caso a sé in quanto lo sviluppo del comparto nell’area è essenzialmente legato alla presenza di atelier e alla collaborazione delle imprese locali con alcuni stilisti di fama; b) nel caso delle pelletterie, sono state intervistate imprese localizzate nell’area di Firenze (borse e cinture in pelle) e di Empoli (abbigliamento in pelle); c) per la maglieria, l’analisi si è invece concentrata nell’area di Prato, principale polo produttivo del settore a livello regionale; d) nel caso delle calzature, infine, abbiamo intervistato imprese appartenenti alle due aree sistema di Monsummano Terme (in cui si producono calzature destinate a fasce di mercato medio-alte) e di Capannori (in cui è presente tutta la filiera produttiva, compresi i fornitori di macchinari, ma l’attenzione delle imprese locali è rivolta, più che alla qualità, ai volumi di produzione). Il campione della domanda di lavoro è stato costruito senza tenere conto della localizzazione geografica delle imprese ed è risultato composto da imprese più grandi della media regionale; il livello di disaggregazione cui sono presentati i dati è il gruppo di attività ISTAT (3 cifre). Tale scelta è stata dettata dalla necessità di indagare la percezione da parte delle imprese delle fasi di produzione, come risulterà più chiaro nel corso del testo.
* i dati degli addetti sono comprensivi degli indipendenti -imprenditori, familiari coadiuvanti-. Per la Lombardia il campione di imprese analizzato per l’indagine sui fattori di competitività è composto come risulta dalla Tabella 6. Tabella 6. Distribuzione del campione competitività Lombardia per settore di attività In Lombardia sono presenti varie aree ad elevata specializzazione produttiva: - quella di Como in cui, a partire dalla metà degli anni ‘70, la lavorazione della seta è stata affiancata da quella delle fibre chimiche e in cui l’attività di finissaggio ha ormai quasi completamente soppiantato l’originaria attività di tessitura; - quella del Bustese in cui il preesistente settore cotoniero ha subito consistenti diversificazioni produttive e si è conseguentemente sviluppato il settore delle confezioni; - quella di Bergamo-Brescia che ha mantenuto la sua connotazione di area ad elevata specializzazione cotoniera, ma ha anche parallelamente sviluppato una consistente presenza di imprese produttrici di maglieria, soprattutto intima. Per inciso, sottolineamo che il settore cotoniero è uno dei comparti maggiormente esposti alla concorrenza internazionale. Nella produzione di tessuti in cotone, infatti, il fattore qualità è meno rilevante di quanto non lo sia nel caso della seta e della lana e la “differenziazione moda” è stata complessivamente molto più modesta; il ciclo produttivo è relativamente semplice e quindi più facilmente imitabile (perché le fasi più complesse, quali ad esempio quelle della nobilitazione e del finissaggio, hanno poca rilevanza); il processo di automazione che si è verificato negli ultimi anni ha ridotto la necessità delle competenze specialistiche di cui i paesi in via di sviluppo sono scarsamente dotati. Tutto ciò ha fatto sì che, dalla fine degli anni ‘70 ad oggi, siano costantemente cresciute le importazioni di filati da paesi dell’area mediterranea, da paesi asiatici e, attualmente, da paesi dell’est. Tanto che le importazioni di filati coprono oggi l’80% circa del fabbisogno di tessuti in cotone dell’industria italiana; - l’area mantovana (Castelgoffredo) dove viene prodotto il 50% circa della complessiva offerta europea di calze da donna. Data l’esiguità del numero di interviste previste nel piano di lavoro e considerato che alcune delle aree lombarde appena ricordate presentano un’elevata specializzazione produttiva in produzioni non destinate al consumo finale, si è deciso di non distribuire le interviste tra le varie aree e di concentrare l’analisi su Milano (21 imprese) e Bergamo (5 imprese) in modo tale da poter fra l’altro valutare il ruolo che Milano svolge in qualità di vetrina internazionale della moda e confrontarlo con quello assolto invece da Firenze. Le interviste in Lombardia effettuate per l’analisi della domanda di lavoro sono distribuite tra i gruppi ISTAT come risulta dalla tabella 7. * i dati degli addetti sono comprensivi degli indipendenti -imprenditori, familiari coadiuvanti-. Il sistema moda in Italia e la posizione relativa della Toscana Tabella 9. La pelletteria in Italia Tabella 10. Il tessile-abbigliamento in Italia Tabella 11. Le calzature in Italia |
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