Nelle più recenti ricerche applicative, ma sempre più anche in ambito industriale si assiste, come abbiamo detto, ad un incremento di soluzioni cosiddette “su misura”. Senza scendere in analisi e considerazioni socio-economiche ampiamente sviluppate in altri lavori, possiamo affermare senza tema di smentita che uno dei motivi di questo fenomeno è, in ultima analisi, l’insoddisfazione che l’utente ha per i capi tradizionali (è logico individuare che in questo caso il Cliente è quello di alto livello, in quanto è quello che può esprimere concretamente questo tipo di scelta, ma è corretto pensare che tale ambizione sia comune al consumatore standard), i quali seppure curati nell’immagine globale - nei colori, nei tessuti, negli accessori - non soddisfano l’esigenza di una corretta “indossabilità”.
Ebbene le esperienze conosciute ad oggi (Hitman, Zegna, Corneliani, Vestra, ecc.) si basano su una modalità di scelta del capo “su misura” a partire da modelli già realizzati che il Cliente deve poter provare presso il punto vendita (grazie ad un campionario presente in negozio e le cui basi 2D, sviluppate in tutte le Taglie e Drop, sono quindi presenti presso il punto di fabbricazione, generalmente sui sistemi CAD o come “cartamodelli”), anche se in tessuti e con accessori differenti da quelli desiderati. Tale prova è fondamentale per individuare il grado di vestibilità di quello specifico modello sul Cliente. Una volta individuato il modello che “veste” correttamente o nel modo migliore possibile, si comunicano alla fabbrica le differenze di misura da apportare in alcuni punti del capo campione per adattarlo alle misure reali; tali dati andranno a modificare il modello pre-memorizzato in modo più o meno automatico.
Oltre alla esistenza nel punto vendita di un campionario base questo metodo presuppone la reale (e molto frequente!) possibilità di non trovare un capo che vesta correttamente e che porta ad indirizzare la scelta del Cliente verso modelli che meglio approssimano il compromesso tra immagine desiderata e corretta vestibilità: le conseguenze, ben conosciute e documentate da dati ufficiali, indicano una percentuale di ritocchi sartoriali e di interventi generici che arriva ad oltre il 40%.
Questo metodo è il cosiddetto metodo delle “misure per differenze”, in contrapposizione al metodo delle “misure assolute”, oggetto di attuali ricerche ed esperimenti pilota, nei quali si pensa di realizzare qualsiasi capo scelto a partire dall’immagine stilizzata o fotografica, prendendo le misure assolute del corpo del Cliente ed evitando la fase della misura del capo campione. Allo stato attuale, per quel che conosciamo della tecnologia disponibile, il processo delle misure assolute pur partendo dai dati antropometrici assoluti, passa inevitabilmente da un confronto con modelli pre-memorizzati su cui si agisce apportando, nuovamente, le differenze rilevate dalle misure del corpo del Cliente con quelle del corpo “ideale” su cui il modello preesistente è stato realizzato. Non esistono ancora dei dati significativi sulle percentuali relative alla corretta realizzazione del capo, in termini di vestibilità, a partire dalle sole misure assolute prive di altre informazioni “qualitative” che indichino quale modello risulta “vestire” meglio il Cliente, oppure, che è lo stesso, quale modello deve essere escluso perché non adatto a coprire una certa “forma” antropometrica.
Senza scendere in particolari tecnici, è possibile affermare con enorme sicurezza che il capo personalizzato potrà essere realizzato anche a partire dalle misure corporee (assolute) e senza la necessità della disponibilità di un campionario nel punto vendita, a patto di poter agire successivamente, per differenza, in modo sartorialmente appropriato, sulle basi 2D pre memorizzate e collaudate per tutte i possibili volumi: il grado di precisione della realizzazione del capo e la sua conformità al corpo del Cliente sarà assicurata dall’informazione aggiuntiva riguardante la sua Conformazione Antropometrica.
In pratica nel punto vendita potrà non essere presente alcun capo da provare, a patto di identificare il Cliente in una Conformazione Antropometrica la quale, inviata al punto di fabbricazione, in aggiunta alle altre misure, permetterà di operare “in remoto” sui dati tridimensionali corrispondenti a quella specifica Conformazione, come se si disponesse del Cliente reale.
La possibilità di utilizzare un Formaxâ fornirebbe, infine, la possibilità di collaudare la vestibilità del capo realizzato prima dell’invio al Cliente, minimizzando il rischio di contestazioni e dei ritocchi sartoriali.