Nonostante
la riconosciuta importanza dei contributi che il Welfare state ha
dato alla modernizzazione sociale ed ad una maggior consapevolezza
del concetto di cittadinanza, questo modello di protezione, soprattutto
a partire dagli anni Ottanta ha sollevato sempre più critiche
alla sua legittimità, evidenziando la debolezza dei principi
universalistici e il suo carattere corporativo-assistenziale. La sua
crisi è conseguenza diretta delle ampie trasformazioni che
hanno investito la società post-moderna dalla
globalizzazione alle modificazioni della struttura demografica e dei
modelli familiari. Infatti, se il Welfare state era nato, individuando
un preciso ruolo dello Stato-nazione, come risposta alle sfide dell’era
industriale, oggi la cornice teorica e le modalità attuative
che lo hanno caratterizzato devono essere sottoposte a profondi processi
di rinnovamento nei confronti dei contesti istituzionali di riferimento(enti
locali), nei principi che lo hanno ispirato (sussidiarietà verticale
e orizzontale) e nella ridefinizione dei diritti/doveri di cittadinanza
(Terzo Settore).
Solo con l’approvazione della recente legge 328/2000, si è cercato
di dar vita ad un disegno più ampio di ridefinizione delle forme
di protezione sociale e dei ruoli dei soggetti pubblici, privati e no-profit.
(Welfare mix). Questo nuovo indirizzo, però, si inserisce in
una geografia della cittadinanza a macchia di leopardo, caratterizzata
da una regionalizzazione spinta dalle politiche sociali, in quanto,
in assenza di un’efficace normativa nazionale, alcune regioni
si sono dotate di strumenti legislativi più efficaci per innovare
e approfondire le politiche nazionali. Esiti particolarmente positivi
sono stati raggiunti là dove gli indirizzi politici sono andati
in direzione di una cittadinanza estensiva, solidaristica ed egualitaria.
Parallelamente si è sviluppata una forte attenzione per il Terzo
settore, a cui viene riconosciuta non una funzione residuale di supporto
ed integrativa delle politiche pubbliche, ma un ruolo di soggetto paritario
che concorre a pieno titolo non solo alla realizzazione dei servizi
ma anche alla programmazione e definizione delle politiche.
La regione Toscana si è rivelata particolarmente ricettiva al
nuovo orientamento fino all’approvazione della legge 72/97 Organizzazione
e programmazione di un sistema di cittadinanza e di pari opportunità:
riordino dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari-integrati,che
ha permesso l’affermazione di un modello di Welfare mix capace
di rispondere alla complessità dei bisogni di una pluralità sempre
più differenziata di categorie finora escluse da un sistema particolaristico
e poco efficiente dove spesso i servizi non sono istituzioni del benessere
e della cittadinanza ma costosi apparati di gestione e cronicizzazione
del malessere sociale.Il superamento di tali politiche è avvenuto
soprattutto grazie al contributo delle organizzazioni del Terzo settore
e delle loro partnership con gli enti pubblici.
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