L’approccio
alla teoria della formazione che ha caratterizzato l’era moderna è stato
dominato dalla funzione lineare formazione-lavoro-pensione,
intendendo la formazione come propedeutica all’entrata nel sistema
lavorativo, ma non complementare. Nel momento in cui il sistema produttivo
industriale
si è rivelato obsoleto ed è andato incontro ad enormi
modificazioni si è resa evidente la necessità di riqualificare
il mondo delle professioni.
La formazione ha assunto dunque una nuova funzione: non più solo
un diritto, una misura sociale, ma uno dei fattori capaci di concorrere
alla determinazione del costo del lavoro, della qualità e del
prezzo del prodotto, del profitto.
Anche la Comunità Europea ha cercato di favorire una maggiore
consapevolezza delle possibilità offerte dal nuovo approccio
all’educazione già a partire dal 1973 con la direttiva
OCSE in cui si auspicava il principio della formazione
ricorrente, cioè la
costruzione e pianificazione di misure che assicurino a tutti i cittadini
di rientrare in formazione lungo tutto il corso della vita. Tale principio
ha trovato espressione anche nella direttiva OCSE del 1990 in cui si
pone l’accento sul concetto del life
long learning,
ponendo in rilievo il ruolo dell’individuo e la sua responsabilità di
costruirsi i suoi percorsi formativi, introducendo anche un nuovo modello
di curriculum vitae che si articola in base alla composizione delle
competenze.

Il sistema economico attuale dunque non può prescindere dalla
creazione di un modello organico per la formazione basato sull’universalizzazione,
la qualità e la sostenibilità.
In particolare i processi formativi dovranno essere gestiti i maniera
tale da consentire a tutti
gli individui di accedervi (incentivi alle donne per entrare in formazione),
prevedendo anche una strategia per l’informazione che dia alle
opportunità formative una maggiore visibilità.Tali risultati
potranno essere raggiunti solo con la definizione di un diverso approccio
ai problemi del rapporto tra formazione e sistema produttivo con implicazioni
sulla metodologia e la didattica. Sarà necessaria la trasformazione
dei centri di formazione professionale in centri di servizi capaci di
svolgere attività di ricerca e documentazione per l’analisi
dei bisogni formativi sia dei soggetti cui la formazione si rivolge
che del territorio e del ciclo produttivo. Le agenzie dovranno garantire
un’offerta didattica innovativa, basata sull’utilizzo delle
nuove tecnologie e di attività pratiche (stage, work experience)
ed incentivare l’imprenditorialità assumendo il ruolo di
incubatore di impresa. Dovranno essere garantiti elevati livelli di qualità attraverso
adeguati strumenti di monitoraggio.
Accanto all’iniziativa privata, il settore pubblico dovrà accompagnare
questo processo di rinnovamento favorendo l’introduzione di nuovi
standard valutativi quale il sistema dei crediti formativi, incentivando
la formazione a distanza, agendo sulle imprese perché diventino
anch’esse referenti per la formazione.
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