Le Mode non sempre sono dettate dai grandi stilisti, a volte accade il contrario nascono spontaneamente, vengono adottate dalle grandi icone e gli stilisti, riescono a coglierne la portata innovativa e li traducono in capi da passerella.
La versione femminile dei pantaloni si trasforma notevolmente nel secondo dopoguerra, e dagli ampi pantaloni dall’appeal androgino anni ’40 si passa a linee aderenti e accorciate nel decennio successivo. I primi vennero disegnati nel 1948 dalla stilista Sonja De Lennart , ma ebbero la loro consacrazione grazie Jacqueline Lee Bouvier, l’indimenticabile Jackie. Questo particolare modello, piuttosto aderente e di lunghezza variabile dal ginocchio a tre quarti del polpaccio, veniva definito “pinocchietto”, oppure “alla pescatora”.
Li aveva indossati Brigitte Bardot, che con la sua sensuale fisicità li aveva interpretati i chiave iper femminile, abbinandoli a camicette annodate sotto il petto o magliette aderentissime, con un paio di ballerine (dette anche “cenerentole”) di Repetto.
Anche Audrey li aveva spesso indossati, immortalandoli nella celebre scena del ballo nel locale parigino in Funny Face (Cenerentola a Parigi).
La sua meta prediletta era Capri, la splendida isola amata dal jet set internazionale. Là si concedeva lunghe passeggiate, soffermandosi nei piccoli atelier degli artigiani. Con uno di questi, il titolare della bottega Canfora, Jackie instaurò stretti rapporti di amicizia, tanto che creò per lei un paio di sandali dal nome “K”.
Smessa la divisa ufficiale da First Lady scendeva dai tacchi e indossava sandali infradito di cuoio dal tacco basso, una maglietta aderente e un paio di pantaloni a sigaretta corti alla caviglia. Annodava sul capo un foulard, preferibilmente Hermés, nascondeva lo sguardo dietro grandi occhiali da sole e si aggirava per le strade di Capri con ampie borse di paglia.
Fu tuttavia l’elegante first lady, a trasformarlo in un capo cult.Bella, colta e determinata, era conosciuta in tutto il mondo per essere stata la moglie del Presidente degli Stati Uniti John Fitzerald Kennedy e poi di Aristotele Onassis. Una grande icona di grazia e stile, per cui lo stilista Oleg Cassini creò memorabili abiti e Gucci un modello di borsa che porta il suo nome.
“Lascia che gli altri ti vedano misteriosa, irraggiungibile!”. Una sua frase che racconta il suo gusto originale, che ha lasciato un segno indelebile nel costume.
Nelle cerimonie ufficiali indossava impeccabili tailleur (memorabile è il tailleur rosa di Chanel che aveva indosso il giorno dell’attentato a Dallas) e il suo tipico cappello a tamburello, ma in vacanza dava lezioni di eleganza informale e rilassata, una apparente semplicità, equilibrata e riconoscibile, che ha lasciato un segno nella Moda.
L’immagine di Jackie, immortalata dai fotografi che la seguivano ovunque, a caccia di indiscrezioni soprattutto dopo la sua chiacchierata relazione con l’armatore greco, ancora legato sentimentalmente a Maria Callas, girava il mondo e quel vestire essenziale e sofisticato, rilassato ma ricco di glamour fece scuola.
La moda da vacanza era nata, la grammatica stilistica dei capi del tempo libero era finalmente definita nei dettagli. La moda allora (alla fine degli anni Sessanta) era sinonimo di couture, grandi abiti per grandi occasioni.
L’outfit (diremmo oggi) di Jacqueline divenne un punto di riferimento, e un autorevole esempio di come le donne potessero essere eleganti anche in vacanza, con un paio di infradito, un pantalone smilzo e un borsone di paglia.
Da allora, i pantaloni femminili, informali, in tela, che scoprivano le caviglia detti “alla pescatora”, divennero famosi come i “pantaloni Capri”, in memoria dell’indimenticabile Jackie e delle sue memorabili mise da villeggiatura nell’isola azzurra.